NETFLIX: Il Filo invisibile

Se c’è qualcosa in cui Netflix mostra profondo impegno è l’inclusività. Con i loro film, serie e documentari riescono a dar voce a chi finora ha potuto godere di questo potere rare volte. Raccontare di chi è stato molto spesso accantonato può aiutare a cambiare l’andamento di certe situazioni. Il filo invisibile è il nuovo film originale Netflix, diretto da Marco Simon Puccioni. Simone (Francesco Scianna) e Paolo (Filippo Timi) sono una coppia omosessuale, genitori di Leone (Francesco Gheghi), nel pieno della sua adolescenza. Leone, insieme al suo amico Jacopo (Emanuele Maria Di Stefano), sta facendo un documentario sulla sua famiglia. Ma il plot twist tanto atteso da Jacopo arriva sul serio, sfaldando la famiglia felice.

Si tratta di un film decisamente volto ad educare, già solo per l’utilizzo di espressioni estremamente specifiche. Comunità LGBT(QI+, aggiungeremmo noi), l’utilizzo di vie alternative per poter mettere su famiglia, l’apporto negativo che la politica italiana ha nella normalizzazione di tali procedimenti. E ciò andrebbe bene se la narrazione venisse considerata più importante del veicolare questa discussione. La rappresentazione è fondamentale per ogni comunità, su questo non c’è alcun dubbio. Ma rimane più impressa una lezioncina o una storia ben raccontata, profonda, dettagliata? Sicuramente la seconda.

Leone sta vivendo molte tragedie, la perdita della sua famiglia, la scoperta della sua reale provenienza, tutto contornato dalla magia del suo primo amore, con Anna (Giulia Maenza). Ma è tutto superficiale, fatto di lotte vinte solo da chi grida più forte. Di frasi costruite unicamente per finire scritte sui diari di scuola. Certamente il target è ben preciso, quello adolescenziale, ma è ben più attento di quel che un prodotto così si aspetta ed è importante rispettarlo. È anche fondamentale non cercare di applicare l’adolescenza americana, come rappresentata dai media, a quella italiana. Droga sesso e rock ‘n’ roll magari non fanno per tutti. Il filo invisibile ci prova e bisogna attestarlo. Purtroppo però, non abbastanza.

Claudia Amelia

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Author: Adele De Blasi

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