Hotel Sarajevo – La guerra è arrivata a Sarajevo di lunedì. Era il 6 aprile del 1992. Tutti dicevano che la guerra non ci sarebbe stata. E se anche ci fosse stata non sarebbe mai arrivata a Sarajevo” . Queste sono le parole di Zoran Herceg, artista,scrittore e fumettista. È uno dei protagonisti di “Hotel Sarajevo” film-documentario di Barbara Cupisti. Lo affiancano Boba Lizdek, fixer di guerra, e Belmina Bajrovic, la giovane direttrice dell’Holiday Inn. A distanza di trent’anni dal conflitto si ripercorre insieme alcune delle vicende del conflitto nella ex-Jugoslavia per raccontare le ferite di una guerra avvenuta nel cuore dell’Europa.
Barbara Cupisti dà voce a tre persone che appartengono a tre generazioni diverse. Zoran ha vissuto in pieno quel periodo. All’epoca era un ragazzo poi diventerà un profugo che dovrà riflettere sul senso di se stesso, del suo essere Jugoslavo e ancora vivo. I suoi disegni in stile fumettistico aggiungono un sentire personale degli avvenimenti. Boba ha un legame speciale con l’Holiday Inn: lì ha lavorato come hostess e ha incontrato il suo grande amore, il cronista francese Paul Marchand. Belmina non era ancora nata ma spetta a lei il compito di conoscerne gli sviluppi. La regista attraverso le stanze dell’hotel e numerose altre testimonianze documenta il riflesso di una guerra anni dopo sulle persone osservando la realtà da vicino. L’hotel non ha una lunga storia maè anche un simbolo di resistenza.
“Hotel Sarajevo” è un prodotto che racconta del passato ma molto prezioso per il presente e il futuro. La guerra purtroppo esiste ancora e vedere questo film è un’occasione per fare memoria e comprendere meglio quello che avviene oggi. La narrazione intorno a un edificio simbolo è molto originale e testimonia che non bisogna mai chiudere porte né voltare pagina senza avere presente quello che è successo prima anche se lontano da noi. Conclude ancora Zoran” La mia guerra è finita quando avevo diciassette anni. Ora che ne ho quarantatré, i colpi di mortaio li sento ancora. Arrivano da un altro paese che, come il mio, si sente parte d’Europa”
Maria Vittoria Guaraldi