La storia non si fa né con i se né con i ma. Ciò nonostante un Paese può definirsi maturo e solido nelle sue fondamenta se non ha nessuno scheletro nel proprio armadio.
La Germania ha perso la seconda guerra mondiale subendo dolorose e lunghe conseguenze per aver seguito fino in fondo il folle disegno politico di Adolf Hitler.
I libri di storia ci dicono che Adolf Hitler scelse di suicidarsi nel suo bunker, a guerra ormai persa, pur di non consegnarsi agli Alleati.
E se invece Hitler tornasse vivo e forte, improvvisamente sulla scena a Berlino,che cosa accadrebbe?
Ipotesi fantasiosa? Nefasta? Certo, dipende dai punti di vista.
I tedeschi, a differenza di noi italiani, hanno semplicemente rimosso il nazismo, tramandamdo alle nuove generazioni “Mai più”.
“Lui è Tornato”, tratto dall’omonimo romanzo best seller di Timur Vermes, immagina che Adolf Hitler inspiegabilmente riappaia nella Germania del 2014 e come il popolo tedesco reagisca al ritorno del personaggio più controverso e discusso del secolo scorso.
Il film è costruito in parte come fosse un finto documentario per mostrare allo spettatore le reazioni e i pensieri del tedesco comune quando si trova davanti all’uomo Hitler.
E’interessante e curioso scoprire come il popolo tedesco non abbia una reazione allarmata, sdegnata, ma incuriosita e attratta dalla magnetica personalità del Fuhrer.
Adolf Hitler non è cambiato. Ha le stesse idee e ferocia determinazione di portare la Germania a dominare il mondo. Pretende di dimostrare la superiorità della razza ariana sulle altre.
La Germania di oggi come il resto del mondo, è un terreno fertile per chi ha queste idee nazionalistiche e razziste. Hitler è considerato un grande comico capace di incantare il pubblico e di conseguenza l’uomo giusto per diventare una star della televisione.
Ieri come oggi il dittatore nazista conquista il suo popolo partendo dal basso ed entrando, grazie a mezzi di comunicazione, nelle case di ogni tedesco.
Oliver Masucci è davvero magistrale nel calarsi nel ruolo di Hitler riuscendo a essere contemporaneamente una figura comica, grottesca e drammaticamente vera senza mai cadere nel ridicolo. La sua è un’interpretazione forte, credibile, carismatica e avvolgente.
Il film ha il merito di far ridere, sorridere e soprattutto riflettere su come la società moderna viva una crisi morale e di valori simile a quella che portò alla nascita del nazismo.
La sceneggiatura è ben scritta, lineare, sarcastica e attenta a cogliere le sfumature della società e mentalità tedesca.
La regia di David Wnendt, anche se di taglio televisivo, è di buon livello, creativa e dotata di una visione ironica efficace e adeguata al progetto, magari con un ritmo narrativo nella seconda parte meno brillante e incalzante.
Il finale è forse la parte più riuscita e interessante nel dimostrare l’amara tesi che Adolf Hitler non fu solo l’ascesa di folle dittatore, bensì rappresentò il cuore e l’anima di un popolo.
Siamo tutti almeno un po’ Adolf Hitler e dando uno sguardo ai tumulti europei e mondiali, c’è da sperare che davvero non arrivi un nuovo Fuhrer che sappia raccoglierne la nefasta eredità.
Roberto Sapienza
Trackbacks/Pingbacks