Pur sapendo che, nel caso di autori totali come in effetti può essere considerato il regista messicano, appare riduttivo restringere il campo dell’analisi e del giudizio a confini predeterminati, appare altrettanto chiaro che il problema del film stia a monte, e precisamente nella debolezza di una sceneggiatura che non riesce a trasformare il triangolo amoroso a cui danno vita i tre protagonisti in qualcosa per cui valga la pena trepidare. Troppo scoperto è infatti il mistero che ne alimenta il tormento, cosi come appare altrettanto chiaro, con il passare dei minuti, il responsabile – del padre della giovane Edith (Mia Wasikowska), contrario all’interessamento della figlia nei confronti del fascinoso Thomas Sharpe, a sua volta morbosamente legato alla sorella Lucille – dell’omicidio che funziona da chiave di volta di una faccenda che da quel momento in poi si trasforma in un melò in costume che assomiglia a quelli delle ultima produzione di Tim Burton, in cui l’urgenza dei sentimenti e la loro capacità di far breccia nel cuore dello spettatore viene frenata dal manierismo dell’allestimento. Difetti di fabbrica a cui neanche il talento e la dedizione di Mia Wasikowska Tom Hiddleston e Jessica Chastain riescono a rimediare. In questo senso “Crimson Peak” e’ davvero un’occasione mancata.
A Hollywood la convivenza tra arte e commercio non è mai scontata anche quando si tratta di un regista esperto e affermato come Guillermo Del Toro, il quale, dopo “Hellboy” e “Pacific Rim” era chiamato con “Crimson Peak” a confermare il trend di un cinema che nella sua esperienza americana era riuscito a mantenere intatta la propria autarchia adattandola senza troppi compromessi alle richieste di un mercato più incline a premiare la sfarzosità dell’apparato produttivo che la sua originalità. In questo senso il film in questione non si risparmia in termini di scenografie e costumi, ricercatezza visiva e qualità degli attori impiegati; ma, a differenza di altre occasioni, l’amalgama predisposta da Del toro risulta più efficace nell’esaltare la forma del suo spettacolo di quanto invece non faccia con quegli aspetti del coinvolgimento e della suspence che sono il requisito principale del genere haunted movie con cui la componente fantasy di “Crimson Peak” si deve confrontare.
Carlo Cerofolini