Black Tea – Dopo quasi un decennio dal suo ultimo film, Timbuktu, il regista mauritano Abderrahmane Sissako ritorna con un’opera sorprendentemente intima e romantica. La protagonista è Aya, una giovane donna ivoriana che, durante la cerimonia di nozze, decide di abbandonare il futuro sposo e la sua terra natale per iniziare una nuova vita in Cina, nella città di Guangzhou. Si stabilisce nel quartiere “Chocolate City”, abitato da molti immigrati africani, e trova lavoro presso una raffinata sala da tè gestita da Cai, un uomo solitario e colto, appassionato dell’arte millenaria del tè. Tra Aya e Cai si sviluppa una relazione fatta di sguardi, silenzi e piccole gestualità che danno vita a un’intimità lenta ma intensa. Nel tempo, Aya si integra pienamente nella nuova realtà, apprendendo la lingua, le usanze e i rituali cinesi legati al tè, simbolo e veicolo di una possibile comunicazione interculturale profonda.
Il film si articola come un racconto di scoperta e adattamento, in cui la protagonista affronta un duplice esilio: geografico e identitario. Il film inizia con la rottura simbolica di Aya con le aspettative del suo contesto d’origine e si sviluppa attraverso l’inserimento nella società cinese. Vive in un quartiere multietnico che sembra sospeso tra realtà e sogno. La messa in scena è elegante, dominata da colori caldi e da una fotografia morbida, che accentua l’atmosfera onirica del film. Aya viene rappresentata come una donna forte, che affronta la distanza culturale con curiosità. Si apre al mondo di Cai, custode di una tradizione antica. I gesti del tè diventano metafora di un incontro possibile, in cui ogni movimento, ogni aroma e ogni pausa assume un significato simbolico. Il tempo filmico è dilatato, e la narrazione sembra seguire il ritmo lento della cerimonia del tè, riflettendo su identità, ascolto e trasformazione.
Sissako propone con Black Tea un’opera visivamente affascinante, ma narrativamente discontinua. Il film ambisce a raccontare l’incontro tra due mondi lontani – l’Africa occidentale e la Cina – privilegiando l’aspetto sensoriale e contemplativo. Tuttavia, questa scelta stilistica, per quanto esteticamente curata, finisce per indebolire l’impatto emotivo. Alcuni personaggi secondari risultano abbozzati e certi spunti narrativi si perdono, lasciando la sensazione di un film che sfuma anziché approfondire. Inoltre, nonostante la presenza di una comunità africana a Guangzhou, le sfide dell’integrazione appaiono appena accennate, rischiando di edulcorare la complessità della realtà migratoria. Aya si adatta con sorprendente facilità, quasi in un contesto utopico, dove i contrasti sociali sembrano annullati. Il parallelismo con In the Mood for Love di Wong Kar-wai è evidente, ma Sissako amplia lo sguardo oltre la coppia, introducendo una riflessione sul dialogo interculturale. Il film resta un’esperienza visiva delicata, ma fatica a trovare una coerenza narrativa pienamente soddisfacente.
Adele de Blasi
Black Tea è un film del 2024 di genere drammatico, sentimentale, diretto da Abderrahmane Sissako, con Ke-Xi Wu, Michael Chang e Han Chang, della durata di 110 minuti, in uscita nei cinema italiani il 15 maggio 2025, distribuito da Academy Two.