Davide Bias (Riccardo Scamarcio) è un pubblicitario, figlio di uno sceneggiatore di serie B. Da sempre il ragazzo coltiva la passione per la scrittura con l’obiettivo di diventare un autore affermato. Davide soffre di paure e insicurezze che lo portano ad un uso costante di pillole. Alla morte del padre, da Milano rientra a Roma dove incontra l’affascinante Ludovica (Sharon Stone), donna magnetica; un’editrice interessata a pubblicare un libro autobiografico scritto dal padre. Tutto questo spingerà il protagonista alla ricerca ossessiva del libro che, non trovandosi, sarà lui a riscrivere.
Il film, forse poco avatiano, dà segnali diversi dai precedenti anche se esplora un territorio molto familiare a Pupi Avati: il rapporto tra padre e figlio. Dopo aver catalogato varie tipologie di figure paterne come il padre premuroso nel “Il papà di Giovanna”, orrendo nel “Il figlio più piccolo”e totalmente assente nel “La cena per farli conoscere”, a questo campionario umano si aggiunge ora un padre fallito che trascina nel suo fallimento il figlio, e come dice Davide alla sua terapeuta : “forse due falliti in una famiglia sono troppi”. Una figura ingombrante che sovrasta il figlio levandogli autostima e portandolo a crisi di ansia; un rapporto complicato e sbilanciato in cui Davide raccoglie il fil rouge che lo congiunge al padre diventando il testimone di mancati riconoscimenti. Un genitore così non avrebbe meritato un ragazzo d’oro che cerca di riscattare la figura paterna e portarla al successo, un figlio pronto a donare la sua salute mentale a favore del risarcimento paterno.
Quello che si intuisce è la complessità del rapporto tra i due maschi, dove per pudore molti sono i non detto. Il regista con il suo tocco di delicatezza riesce a leggere nell’animo dei personaggi, li fotografa e li segue con amore. Una madre (Giovanna Ralli) accogliente, che ama senza riserve, complice del marito nel suo tradimento, tradizionale nei valori. La donna osserva lentamente il cambiamento del figlio che cerca di rassomigliare sempre di più alla figura paterna con gli abiti, i capelli, arrivando a portare lo stesso profumo, mentre tutto questo voler essere un altro lo porterà alla follia. Infatti l’ossessione per il padre e la scrittura del romanzo paterno lo spingeranno a uno stato di alterazione che sconfina nella pazzia.
Nella quotidianità di Davide si inserisce Ludovica (Sharon Stone) un’ex attrice che si è reinventata una seconda vita diventando manager di una casa editrice, bella e carismatica che, con il suo fascino, aveva stregato il padre di Davide. Pupi Avati omaggia Sharon Stone con un’inquadratura in cui la splendida attrice accavalla le gambe facendoci ancora una volta ricordare “Basic Istinct”. Un cinema artigiano fatto di bei dialoghi a cui collabora anche il figlio di Pupi Avati Tommaso.
Nonostante la vicenda sia tragica, è una storia d’amore, una ricerca di riscatto per un padre che purtroppo non c’è più. Una musica dolce e malinconica, reale sotto testo della storia, accompagna il film con tre temi musicali mettendo in luce una grande ricerca a livello storico musicale di attenzione alle atmosfere.
Drammatico, nostalgico, un buon cinema che fa riflettere sui rapporti catartici tra padre e figlio.
Adele de Blasi
