“A Leonora addio” è il nuovo film di Paolo Taviani, unico film italiano in concorso al festival di Berlino. Il titolo deriva da una celebre aria de “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi ma il film è dedicato a un altro grande protagonista della nostra Storia: Luigi Pirandello. Nella prima parte del film si narrano le vicende rocambolesche delle ceneri del grande scrittore premio Nobel da Roma ad Agrigento con protagonista un funzionario del comune, interpretato da Fabrizio Ferracane. La seconda parte invece è liberamente tratta dall’ultimo racconto scritto da Pirandello, “Il chiodo”,nel quale vediamo il giovane Bastianeddu (Matteo Pittiruti) emigrato a Brooklyn.
La voce narrante di Roberto Herlitzka ci accompagna per tutto il film, costruito come uno spettacolo teatrale. La prima parte è girata in bianco e nero e ci riporta a quel cinema neorealista che tanto amano i Taviani e che viene molto citato anche in questa pellicola. Per loro questo tipo di cinema ha più verità rispetto a un reportage perché quest’ultimo ha una visione troppo distaccata dalla realtà. Le musiche di Nicola Piovani aggiungono suggestione e malinconia al racconto.
Quello che accomuna i due racconti è il paradosso e il ridicolo che sfociano nell’assurdo. La superficialità delle persone che si fermano a giudizi grossolani permane in tutti e due i racconti. L’unico gruppo che prende sul serio quanto accade è proprio quello degli attori che anche se si presentano alla finestra con costumi sanno guardare la realtà senza trucco e senza inganno. Paolo Taviani ci regala un film che racconta una terza verità, forse quella più scomoda e quella che nessuno vuole vedere.
Maria Vittoria Guaraldi