I più giovani l’hanno conosciuta grazie alla serie Netflix “La casa di carta” ma la storia di “Bella Ciao” è molto più lunga e complessa. Il brano è collegato alle resistenza e ai partigiani ma in realtà le versioni a oggi disponibili sono tantissime. Giulia Giapponesi nel suo documentario intitolato “Bella Ciao per la libertà” prova a ricostruire la genesi di questo brano così affascinante che accomuna tanti popoli e tante culture diverse.
La regista utilizza materiale di repertorio e interviste a ex partigiani,artisti e musicisti tra i quali Vinicio Capossela che ne ha eseguito una sua versione durante il lockdown. Durante il corso della narrazione veniamo a conoscenza di quanto la canzone abbia travalicato epoche, paesi e tradizioni ma sempre mantenendo il suo significato di libertà da ogni oppressione e ingiustizia.
Giulia Giapponesi, con un ricco apparato di filmati, ci racconta una storia straordinaria di un brano le cui radici si perdono nel tempo ma il suo messaggio è noto a tutti anche a chi non conosce l’italiano. I venti di guerra purtroppo non sono mai cessato di esistere come le ingiustizie e quindi riunirsi e cantare le parole di Bella Ciao è sempre molto significativo.
Maria Vittoria Guaraldi