“Alla vita” è un film di Stephane Freiss. Elio de Angelis (Riccardo Scamarcio) ha ereditato la tenuta di famiglia e la gestisce insieme ad alcuni operai. Suo padre ha stretto legami con una famiglia di ebrei ultra ortodossi di Aix-Le-Bains, capitanata da Aaron Zelnik. Ogni anno la famiglia acquista dall’azienda di Elio dei cedri che devono essere usati in una cerimonia religiosa specifica. Esther (Lou de Laage) è la giovane figlia di Aaron he inizia ad avvertire il peso delle restrizioni che la sua religione e la sua famiglia le impongono.
Ambientato in Puglia durante l’estate, il film ruota intorno alla festa ebraica del Sukkot, detta festa delle capanne. La festa è legata al passaggio del popolo ebreo dalla schiavitù alla Terra Promessa e in particolare al periodo trascorso nel deserto. La Torah prevede per la cerimonia quattro vegetali tra cui un cedro che deve avere specifiche caratteristiche. Ogni frutto deve essere puro e non essere risultato di innesti. Durante questa fase di selezione Elio e Esther si conoscono e intrecciano un legame. L’uomo è un divorziato che si è imposto di vivere nel paese natale mentre la ragazza è combattuta tra il voler abbandonare le sue credenze religiose e il deludere la sua famiglia. La macchina da presa segue la coppia nella loro routine quotidiana dando molto risalto agli sguardi e ai piccoli gesti.
“Alla vita” è un film intimo che ci invita a scegliere ciò che è meglio per noi. Ci insegna ad ascoltare quello che abbiamo dentro e ad assumerci anche qualche rischio. Questo carattere fortemente introspettivo rallenta molto il ritmo narrativo e alcune scene non esplodono. Il rapporto tra Ester e Elio rimane tiepido e conforme alle rigide regole che si prefissa di infrangere. La pellicola quindi ci promette il sole ma rimane cupo come un cielo pieno di nuvole.
Maria Vittoria Guaraldi