“Decision to leave” è il nuovo film di Park Chan-wook. Mentre indaga sulla morte di un uomo, il
detective Hae Jun ( Park Hae-il) incontra la sfuggente Seo-rae ( Tang Wei), giovane vedova della vittima.
La donna non sembra essere sconvolta per la scomparsa del marito e che, proprio per questo, diventa subito la principale sospettata dell’omicidio. La donna riesce a destare l’;interesse del detective e accendere in lui una forte passione , che lo porterà a mettere in pericolo la sua professione.
Il tema di fondo è simile a “La donna che visse due volte” , pellicola diretta da Alfred Hitchcock. Il regista mostra la sua abilità nel ricostruire una morte di un uomo ma anche di sviluppare una storia d’amore. Park Chan-wook allarga e restringe l’obiettivo per non perdere nessun dettaglio. Tang Wei interpreta una donna giovane che sembra in apparenza imperturbabile. Come Kim Novak con il suo chignon e il tailleur sempre perfetti, anche Seo-rae nasconde qualcosa sotto la sua fredda facciata. Il suo sguardo e il suo fascino sono irresistibili. Park Hae-il interpreta un poliziotto atletico e dalla vita ordinaria. L’uomo è ossessionato dai casi irrisolti e la mancanza di pezzi gli provoca insonnia. I due sono diversi ma insieme trovano una chimica tutta loro. Il tutto avviene tra cieli grigi di pioggia e
notti rischiarate solo da luci soffuse.
Anche la musica ha un ruolo fondamentale nel racconto: una canzone in particolare parla di nebbia, la stessa che avvolge la complessa vicenda.“Decision to leave” è film che coniuga il giallo con una love story. Le due parti si incastrano perfettamente grazie alla capacità del regista di mettere scombinare e ricombinare gli eventi.
L’atmosfera di suspense cattura subito lo spettatore e la mantiene per tutta la durata della pellicola.
Il film è una combinazione più che riuscita tra il noir classico e il cinema contemporaneo. Una storia d’amore non comune insieme poetica, frizzante e crime. Per chi è alla ricerca di brividi e emozioni forti questo film è assolutamente da non perdere.
Maria Vittoria Guaraldi
