Il paradiso del pavone – La storia si svolge in un giorno d’inverno, quando Nena (Dominique Sanda) riunisce la famiglia per festeggiare il suo compleanno. Ci sono proprio tutti: il marito Umberto (Carlo Cerciello), i figli Vito (Leonardo Lidi) e Caterina (Maya Sansa) la nuora Adelina (Alba Rohrwacher) . L’ex genero Manfredi (Fabrizio Ferracane) con la sua nuova fidanzata la nipote Alma (Carolina Michelangeli). E poi c’è Paco, il pavone di Alma. Nell’attesa di un pranzo che non arriverà̀ mai, Paco si innamora di una colomba dipinta in un quadro. Un amore impossibile che mette in discussione tutta la famiglia, chiamata a riflettere sulla verità̀ dei propri sentimenti e sul senso profondo di ciò̀ che resta e di ciò̀ che invece scompare per sempre.
Il paradiso del pavone è un piccolo viaggio nell’intimità e nell’autenticità̀ degli esseri umani: un film su una famiglia allargata in cui tutti si parlano ma nessuno si ascolta davvero. Finché un evento inaspettato costringe i protagonisti a guardarsi negli occhi e a svelarsi per ciò̀ che sono. Uno specchio di sentimenti che ci fa riflettere sulla complessità̀ dei rapporti umani, sul mistero della perdita, sull’importanza del silenzio, sulla nostra costante ricerca dell’amore”. Paco / il pavone fa la ruota, con la sua coda urta un vaso di ceramica, che si frantuma l’animale sarà punito, costretto fuori sul terrazzino nonostante il rammarico di Alma. La vicenda del pavone è in sintesi la vita dei protagonisti, un film totalmente claustrofobico, costruito su dialoghi minimi, surreale, stridente come il suono dei violini che accompagnnoa lunghi silenzi.
Il paradiso del pavone è un film complesso che mescola il reale a un esercizio di stile che fa la regista Laura Bispuri. Bella la fotografia (di Vladan Radovic) fatta di una luce tiepida e rosata con continui sprazzi di verde. Molto diverso dai precedenti lungometraggi della regista – perché più sussurrato – Il paradiso del pavone sovrapporre all’ambiguità delle relazioni tra i personaggi l’ambiguità di una storia molto rarefatta. Allo spettatore l’ardua sentenza.
Adele de Blasi