Ultimo capitolo della “Trilogia dell’appartamento”, La casa dell’amore mostra la storia di Bianca, una transessuale che vive a Milano dal 2009 in costante contatto con la fidanzata (lontana) Natasha, residente in Brasile. Il regista Luca Ferri, decide di filmare la vita quotidiana e gli incontri con i clienti di Bianca, dando al pubblico, quella percezione di solitudine, forse di mancanza, che la stessa protagonista prova durante l’intero film.
Un’intimità violata attraverso l’utilizzo di una telecamera fissa, che scruta le movenze, i “rituali”, di una persona sensibilmente vulnerabile, intenta a sognare il suo amore lontano. La casa dell’amore viene rappresentato come un luogo buio, tappezzato da locandine decisamente simbolistiche – raffigurazioni della mostra Frammenti d’amore di Cesare Riva – da tavole che sostengono bottiglie usate a mo’ di candele e da scaffali ricolmi di vecchi e polverosi libri; nonostante “l’apatia”, Luca Ferri fa “pulsare” quel luogo attraverso la sensibilità e la voglia di vivere della protagonista, privandola paradossalmente della sua intimità.
Una pesante solitudine nonostante l’alto flusso di persone, una condizione umana del tutto paradossale. Bianca in un luogo oscuro, in attesa di irradiarlo di speranza e di sogni.
Alessio Giuffrida