“L’amore secondo Dalva” è il primo film di Emmanuelle Nicot. Dalva (Zelda Samson) ha dodici anni e si sente una donna, non una bambina: è quanto ripete agli assistenti sociali dopo l’arresto del padre. Dalva si dichiara innamorata del genitore nonostante l’uomo abbia abusato di lei. Grazie a una casa famiglia e all’amicizia con una coetanea, Samia (Fanta Guirassy), Dalva impara a guardare il mondo da una prospettiva diversa e a riappropriarsi della propria infanzia.
I temi più importanti del film sono l’influenza e il controllo. Emmanuelle Nicot ha passato molto tempo in un centro d’accoglienza per adolescenti. La cosa che l’ha colpita è che tutti i ragazzi che erano lì per abusi in famiglia ma continuavano a difendere i genitori. La regista ha seguito per anni due di questi ragazzi e il loro percorso. A questa esperienza si sommano i racconti del padre di un amico che lavora come assistente sociale con i giovanissimi. Dalva è completamente sotto l’influenza del padre, fino a quando questo non viene arrestato, mostrato nella sequenza iniziale. La ragazza non è mai andata a scuola ed è cresciuta senza madre né riferimenti con il mondo esterno. Il suo abbigliamento e il suo trucco, simili a quelli della donna che ha abbandonato il tetto coniugale, sono un modo per ottenere l’amore del padre.
“L’amore secondo Dalva” affronta una materia incandescente con intelligenza e empatia. Il percorso della ragazzina è difficile ma suo modo entusiasmante in quanto non mancano momenti di ironia e tenerezza. La regista si tiene alla giusta distanza grazie al rigore dello sguardo che non viene mai meno. Emmanuelle Nicot ci incoraggia a guardare Dalva con grazia. Lo spettatore vive la vicenda abitando la coscienza di Dalva e vedendo il mondo attraverso i suoi occhi, il suo dolore e il suo trauma. Il risultato è uno studio superbo su un’infanzia interrotta.
Maria Vittoria Guaraldi
