L’Infinito, Film (2025)

L’Infinito, diretto da Umberto Contarello, racconta la crisi profonda di uno sceneggiatore di successo. La sua vita crolla all’improvviso, come dopo uno scombussolamento, lasciandolo solo e disorientato. Inizia così un vagabondare quotidiano fatto di tentativi incerti: ritrovare un lavoro, recuperare il rapporto con la figlia, aiutare una giovane collega. Vive in una grande casa vuota, si occupa delle pratiche da cui un tempo fuggiva. Ogni tanto piange, a volte sorride delle assurdità della vita. Gli incontri casuali diventano frammenti di senso. L’unica presenza costante è una malinconia lieve, simile a quella degli astronauti nello spazio. Eppure, in fondo a questi giorni incerti, si fa spazio una speranza flebile. Alla fine, lo sceneggiatore capisce che la sua vita era crollata da tempo. Non si può ricostruire, ma forse può ancora andare avanti. “Io non ho più niente da dare, solo qualcosa da dire, forse”, confessa, in un momento chiave del film.

Opera prima da regista di Contarello, L’infinito è un film in bianco e nero che unisce poesia e introspezione. Presentato in anteprima al Bif&st 2025, nasce da una sceneggiatura scritta con Paolo Sorrentino. La pellicola mette in scena un immaginario interiore, dove ritornano figure care all’autore, come la suora sorrentiniana o la paternità. Il protagonista disegna il simbolo dell’infinito con un monopattino in piazza Navona: gesto semplice, ma carico di significato. Il film esplora la tensione tra il finito e l’eterno, tra la fragilità dell’uomo e la vastità del tempo. La narrazione è lenta, contemplativa. L’immagine è curata, elegante. Il suono è rarefatto, quasi silenzioso. Contarello crea uno spazio sospeso in cui anche la noia e il vuoto acquistano densità. Ogni scena sembra voler suggerire che nei momenti di stasi, nella quotidianità più semplice, si nasconde qualcosa di fertile. La leggerezza si alterna alla riflessione, la malinconia si fa poesia.

L’infinito è un’opera fortemente autoriale, riflessiva e dichiaratamente narcisista. Eppure è proprio questa sua consapevolezza a renderla affascinante. Umberto, il protagonista, è un alter ego trasparente del regista. Il film non ha paura di mostrarsi fragile, di indulgere nella propria bellezza visiva e verbale. La fotografia di Daria D’Antonio è raffinata, come lo è la scrittura del protagonista, che parla con distacco e grazia. Il film è inconsistente, a tratti decadente, ma sempre consapevole. Esercita un’ironia leggera, anche su se stesso. Parla di verità e finzione, due concetti che Contarello tratta con ambiguità. Secondo lui, è nella finzione che si cela la verità. Il risultato è una riflessione profonda sul cinema, sull’identità e sul tempo. Non è un film per tutti. Ma chi accetta di perdersi in questo viaggio intimo, ne esce toccato. L’infinito è un’opera che lascia un segno, anche quando sembra volerlo evitare.

Adele de Blasi

L’Infinito è un film del 2025 di genere drammatico, diretto da Umberto Contarello, con Umberto Contarello, Eric Claire e Carolina Sala, della durata di 91 minuti, in uscita nei cinema italiani il 15 maggio 2025, distribuito da PiperFilm.

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Author: Adele De Blasi

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