L’iconica attrice norvegese racconta e si racconta, incantando il pubblico del Bergamo Film Meeting.
Un climax caloroso, accogliente per ogni cinefilo che si rispetti. Una splendida “cornice” – la città di Bergamo – teatro di uno dei festival più rilevanti in Italia. Una poderosa oculatezza verso quel cinema d’autore che tanto piace, seduce ed una kermesse di ospiti decisamente notevole. Il Bergamo Film Meeting non risparmia nulla, richiamando su di sé, appassionati e gente comune. Un festival “popolare” che ha come scopo, quello di esaltare al meglio la bellissima forma espressiva rappresentata dalla settima arte. Protagonista assoluta di questa 36a edizione, un’icona indimenticabile, che riscalda il cuore di ogni appassionato; Liv Ullmann, storica attrice feticcio del mai dimenticato regista Ingmar Bergman. Il Bergamo Film Meeting oltre ad averla omaggiata con vere e proprie retrospettive – film di Bergman ma anche diretti dalla stessa attrice – ha regalato ad ogni appassionato un incontro indimenticabile. Un connubio caloroso, vero che ha appassionato tutti. Liv Ullmann e il pubblico, il suo.
Una profonda discussione che ha affrontato diverse tematiche; dagli aneddoti più curiosi inerenti i film di Bergman al suo concetto di vita, di come affrontarla.
“Ricordo ancora quelle profonde riflessioni sul mero concetto di donna che ho avuto con le altre attrici mentre recitavamo in Sussurri e Grida; il momento più particolare fu però l’accesa discussione fra Ingrid ed Ingmar Bergman in Sinfonia d’autunno. Lui era molto ligio nella sceneggiatura; Ingrid era una persona di un’integrità a dir poco invidiabile. Per via di questi due forti caratteri, nacque una diatriba su come girare una scena. Al termine tutto andò secondo i piani …. di Ingmar.”
“Alla mia veneranda età ho capito che ogni persona è differente da un’altra; vedo poca comunicazione nella società di oggi. Siamo assorti in un qualcosa che non ci permette di avere una sana connessione; ripenso al timore di Ingmar … l’indifferenza. Lui nei suoi film cercava di eludere questa componente.”
Con l’occasione Liv Ullmann ha esposto alcuni dettagli sulla persona di Ingmar Bergman e sul suo rapporto lavorativo.
“Ingmar voleva essere riconosciuto più come scrittore che come regista; voleva fortemente questo. Il suo rigore era conosciuto; con noi oltre la sceneggiatura non condivideva nulla. Lui costruiva tutto in funzione ai nostri personaggi.”
“Non voglio considerarmi pienamente la versione femminile di Ingmar, posso solo dire che era una questione di feeling; a me di lui piaceva la sua visione d’insieme della vita e tentavo di rappresentarla al meglio. In Persona ad esempio il mio mutismo rappresentava la sua asocialità col resto del mondo.”
Un’occasione più unica che rara; un pieno riversamento di sensazioni, attimi da parte di un’artista a tutto tondo.
“io sono del parere che l’arte è un vero e proprio miracolo; credo che ci avvicina pienamente a quella dignità che ci permette di vivere al meglio la vita.”
Alessio Giuffrida