Mostra del Cinema di Venezia 76 : Sole

Cosa significa diventare genitori è, per stessa ammissione del regista, la domanda cruciale che sta alla base di Sole, primo lungometraggio di Carlo Sironi e in concorso nella sezione Orizzonti di questa Venezia 76. Nonostante la giovane età e la relativa esperienza, lo stile dell’emergente autore romano non potrebbe essere più definito, chiaro negli intenti e piacevolmente incisivo nella rappresentazione di un margine ferito della grande metafora del periferico, negli ultimi anni abusata dal nostro cinema con altalenanti risultati e incostanti risposte di pubblico. Nel raccontare il sorprendente incontro di due vite miserabili, quella di Ermanno (Claudio Segaluscio) e di Lena (Sandra Drzymalska), lo sguardo di Sironi sembra da subito oppressivamente interessato soltanto ai volti e ai corpi di questi due ragazzi, assimilando l’ambiente che li circonda ad un astratto sfondo sociale imprigionante le loro emozioni e via via sempre più rarefatto, ostruito ed escluso alla vista dello spettatore.

L’immagine si manterrà quindi fissa, ineluttabile, schiacciata e sempre piena dei silenzi e delle asettiche espressioni dei due giovani protagonisti, trovatisi nella drammatica situazione di accudire un bambino che nasca e che poi da loro venga abbandonato, in modo da poter sopravvivere ancora un altro po’ nel fango che li assilla. Attraverso la riuscita combinazione di un’estetica indie e una narrazione tipicamente realista, incessante nel lento fluire del suo raggelante candore, Sironi indaga con un suggestivo didascalismo i tumulti repressi di una generazione spezzata, di due giovani orfani di futuro e diventati adulti senza essere mai stati ragazzi.

Sole ha il pregio di sorprendere e spezzare il fiato, facendo venir voglia di sperare anche di fronte alla più feroce delle tempeste.

La redazione

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Author: Adele De Blasi

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