“La Belva” è un film di Ludovico Di Martino prodotto dalla Groenlandia di Matteo Rovere (regista de Il primo re); attualmente disponibile sulla piattaforma Netflix. Leonida Riva (Fabrizio Gifuni) è un ex-militare delle Forze Speciali italiane. Soffre di un disturbo da stress post-traumatico che tiene a bada imbottendosi di psicofarmaci. Dopo anni passati lontano da casa, ha deciso di ritararsi da quella vita e prova a ricucire un rapporto con i suoi due figli, Mattia (Emanuele Linfatti) e la piccola Teresa (Giada Gagliardi). Quando Teresa viene rapita da una coppia di spacciatori, Leonida farà di tutto per salvarla.
Reduce dalla sua esperienza di regista/sceneggiatore con la serie Skam Italia, Di Martino realizza un thriller urbano in piena regola con protagonista il tipico antieroe solitario, crepuscolare e pronto a tornare in azione per una giusta causa. Nonostante l’impostazione a tratti naif con cui si tenta di replicare le dinamiche care ad un certo cinema di genere americano, la regia Di Martino è asciutta ed efficace. Le sequenze ad alto tasso spettacolare sono tecnicamente ineccepibili e non prendono mai il sopravvento sulla storia e il dramma umano del protagonista; un uomo che usa la ferocia come arma per combattere, segnato da cicatrici profonde nella psiche e dal timore di distruggere quel poco di buono che la vita gli ha concesso. Un guerriero imperfetto e (dunque) realistico interpretato con grande prestanza fisica ed emotiva dal sorprendente Fabrizio Gifuni. Non è da meno anche il buon Andre Pennacchi nei panni di Mozart, spietato boss del sottosuolo criminale. Tutti i personaggi di contorno, così come l’ambientazione, risultano tanto credibili quanto funzionali per un film dalle atmosfere notturne, cupe e malate.
Pur mostrando il fianco a qualche ingenuità di troppo, La Belva è un prodotto di genere che sa dare il giusto equilibrio dramma e azione spettacolare, il tutto sorretto da un intenso e carismatico protagonista.
Laura Sciarretta
