Dopo l’enorme successo di Dark, i produttori Quirin Berg e Max Wiedemann propongono Tribes of Europa, serie di genere sci-fi che immagina un futuro post apocalittico in cui l’Ue è solo un lontano ricordo. L’ideatore Philip Koch ci racconta un mondo totalmente trasfigurato e dalle atmosfere distopiche. A seguito di un misteriosa catastrofe tecnologica, l’Europa è oramai un teatro di lotte intestine tra fazioni per la supremazia del territorio.
Liv (Henriette Confurius), Kiano (Emilio Sakraya) e Elja (David Ali Rashed) sono tre fratelli della tribù degli Origini. Si tratta di un gruppo che ha scelto di vivere nascosto nelle foreste del Nord, lontano da guerre e attrezzi tecnologici. Un giorno entrano in possesso di un misterioso cubo che potrebbe cambiare le sorti del conflitto. Le altre tribù, in particolare i Corvi (gruppo devoto alla violenza e all’edonismo), lo bramano e i tre giovani si ritroveranno loro malgrado a lottare per la propria sopravvivenza. Nella realtà di Tribes of Europa ogni tribù ha usi, costumi e leggi specifiche. C’è chi brama il potere per fondare un mondo a sua immagine e chi spera di riportare in vita il sogno comunitario.
Ci sono le vicende singole dei protagonisti, divisi dalle circostanze e coinvolti in giochi di potere ambigui e pericolosi. Nell’impostazione di base però c’è poco di originale. L’dea di una narrazione su più fronti e le faide tra fazioni richiama molto Game of Thrones. La realtà post-apocalittica in cui i giovani si ritrovano a combattere per la sopravvivenza ricorda da vicino Hunger Games. Rispetto a queste due saghe, però Tribes of Europa non va oltre il buon mix di spunti affascinanti e si interrompe proprio sul più bello. Il potenziale c’è ma, per il futuro, viste le carte in tavola sarà necessaria una narrazione di più ampio respiro.
Laura Sciarretta