Alejandro giovane colombiano è in attesa di realizzare il suo sogno sposando la bella Missy (Amanda Seyfried) figlia di Don Griffin (Robert De Niro). Al matrimonio dove equivoci e sorprese non mancheranno è presente la madre della sposa nonchè moglie divorziata di Don ( Diane Keaton). Oltre all’insolito e strambo prete che dovrebbe unire i due giovani (Williams), a contribuire al disastro contribuirà anche l’arrivo della madre biologica di Alejandro e di sua sorella, giunte dalla Colombia per presenziare all’evento.
La commedia vanta un cast stellare ma questo non basta a risollevare le sorti di un opera a tratti noiosa e in cui i motivi divertimento vengono soffocati dal deja vous cinematografico. Perchè in effetti tutto su motivi e situazioni già viste che il film riassembla senza un qualche accenno di riformulazione. Tutta la trama si snoda su incomprensioni, discordie e rancori sopiti: la famiglia Griffin ha subito dei cambiamenti con Don, divorziato, e riaccasato con una sensuale Susan Sarandon, ex amica della prima moglie, che da convinta vegana sottrae a Don tutti i cibi spazzatura da lui amati. Siamo nella fiera dell’ovvietà in cui tutto è scontato e i personaggi a malapena galleggiano nella noia generale. Certo, per il regista avere attori così importanti era un’occasione ghiotta per fare un film strepitoso ma nonostante gli sforzi e l’eccellenza delle performance interpretative la pellicola non decolla, rimanendo relegato a al solito film commerciale di cassetta. De Niro ormai imbolsito è un capofamiglia scavezzacollo sempre pronto a qualche mascalzonata, Diane Keaton nel suo impeccabile tailleur pantalone bianco è relegata al solito ruolo di donna indipendente e femminista; l’unica che da un po’ di brio alla scena è Susan Sarandon, la nuova compagna di Don decisa a sopportare le sue scappatelle nel tentativo di tenere unita la famiglia.
Se la commedia ha come fine ultimo rilassare lo spettatore e fare passare due ore totalmente avulso da pensieri sicuramente riesce nell’intento; ma se lo scopo fosse quello di una piccola riflessione sulla famiglia e sul tempo che passa e di come si modificano i rapporti allora il risultato è alquanto confusionario, con situazioni assemblate insieme senza capo ne coda. “The Big Wedding” forse nasce sulla scia della leggerezza e dell’ovvietà ripetendo clichè già cavalcati con maggiori appeal, ma quello che rende attoniti è come attori di grande calibro abbiano avallato una commedia sui generis: forse la crisi, o forse anche per loro il tempo che passa diminuisce occasioni e ruoli interessanti. Non c’è novità ma si tenta di cavalcare il filone della trasgressività e dell’infedeltà cercando con qualche battutaccia e qualche situazione hard di solleticare il voyerismo dello spettatore. Una commedia da non ricordare per certi versi grossier, politicamente scorretta, dove tutto si risolve con una redenzione generale, dal retrogusto caramelloso.
Adele de Blasi
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